Jonathan Franzen, Libertà – recensione

Jonathan Franzen, Libertà – recensioneLibertà di Jonathan Franzen
ISBN: 9788806219949
Edito da Einaudi il 2014
Genere: Narrativa
Pagine: 650
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La sera Walter aveva bisogno di trovarla sobria per poterle elencare le carenze morali del figlio, mentre Patty aveva bisogno di non essere sobria per non doverlo ascoltare. Non era alcolismo, era autodifesa.

Jonathan Franzen

Uscito nel 2010, Libertà è il quarto romanzo di Jonathan Franzen, scrittore statunitense, che ha esordito nel 1988 con La ventisettesima città. Raggiunge il successo nel 2002 quando con Le correzioni che riceve il National Book Award nella sezione Romanzo e il James Tait Black Memorial Prize per la narrativa. Come nel suo precedente romanzo, Le correzioni, Jonathan Franzen indaga tratti psicologici e sentimentali di una famiglia, i Berglund. “Walter e Patty erano arrivati a Ramsey Hill come i giovani pionieri di una nuova borghesia urbana: colti, educati, progressisti, benestanti e adeguatamente simpatici”.

La trama

Walter e Patty si sono conosciuti durante il college, grazie ad amici in comune, tra cui il miglior amico di lui, il cantante Richard Katz. Lo scenario si apre a matrimonio già celebrato, con i due figli Jessica e Joey ormai adolescenti. La storia della famiglia Berglund si inserisce fin da subito nel contesto sociale di una città del Midwest, il rapporto con i vicini e dissidi che ne nascono, soprattutto dopo che Joey, ragazzo sfacciato e opportunista, ormai prossimo al college, decide di trasferirsi dalla vicina divenuta ormai la sua ragazza Connie, figlia dell’odiata (da Patty) Carol. Non solo, la storia si evolve con i ragazzi all’università e il nuovo lavoro di Walter, dirigente di una Fondazione ambientalista (o almeno nei fini dichiarati), che lo porterà a trasferirsi con Patty a Washington, mentre Joey (al contrario dei suoi genitori) nel corso degli studi diventa un repubblicano convinto, impelagato in affari non molto chiari. A inquadrare meglio le vicende dei Berglund, lunghe digressioni sulle storie personali famigliari di Patty e Walter.

Il tutto si svolge nei primi anni Duemila, in un’America sconvolta dall’ 11 settembre e dalla guerra in Iraq. Temi che irrompono nella narrazione e ne cambiano in qualche modo il corso. L’attualità permea nelle vicissitudini anche attraverso il nuovo lavoro di Walter alla Fondazione del Monte Ceruleo e il suo rapporto ambiguo con le lobbies del carbone: il signor Berglund è inoltre fin dalla sua giovinezza convinto che uno dei grandi problemi del nostro pianeta sia il sovrappopolamento di essere umani, causa di tutti i mali ecologici (e non solo). Grande filo conduttore del romanzo è il tema delle relazioni famigliari e personali, con le libertà individuali dei singoli che spesso e volentieri si scontrano con il percorso tracciato dai genitori, sia nel caso di Joey e (un po’ meno) di Jessica, sia nel caso di Walter e di Patty (segnata nella sua adolescenza da uno stupro).

Walter, intellettuale progressista e ambientalista, coltiva sogni utopistici fin dai suoi studi, il suo carattere mite e paziente, nei confronti del figlio Joey e di Patty, lo porta a evitare lo scontro, fino a quando non prende decisioni plateali che capovolgeranno il finale.
Patty, una campionessa di pallacanestro mancata, priva di ambizioni e con il solo sogno di essere una mamma perfetta e vivere una vita serena, si ritrova ben presto in crisi, soprattutto dopo la partenza del figlio, fino a cadere in una depressione che pian piano lacera il suo matrimonio.
Joey, esatto opposto del padre: sfrontato, sciupafemmine, fedifrago, repubblicano e senza scrupoli. Non a caso entra ben presto in conflitto con i genitori nonostante Patty non abbia occhi che per lui. Anche Joey alla fine avrà modo di riscattarsi e da bad boy ritrovare la sua maturità.
Jessica è la figlia diligente e pacata, con il sogno di sfondare nell’editoria. Durante quasi tutto il romanzo è praticamente non pervenuta, per poi incidere sulla storia nel finale.
Richard Katz è l’amico storico di Walter: nutre affetto per l’amico quasi quanto l’amore di Patty. La sua carriera musicale da cantante rock ha degli alti e bassi e Walter vuole coinvolgere in un suo progetto legato alla Fondazione. Walter ha con lui un rapporto di stima (reciproca) ma in fondo anche di competizione, per questo il triangolo amoroso mai risolto tra i tre lo mette letteralmente in crisi.
Lalitha, giovane assistente di Walter, è pazzamente innamorata del suo capo, di cui ne condivide appieno ideali e progetti, nonché suo indispensabile alter ego pragmatico.

Note di stile

Il linguaggio di Franzen è fresco, scorrevole, e senza filtri. Il libro si legge senza difficoltà e, anzi, aiuta a farsi un’idea sulla società e sulla politica statunitense dei primi anni Duemila. Il ritmo è dato anche dai continui flashback e flashforward, un andare avanti e indietro che non stanca ma restituisce al lettore elementi della psicologia dei personaggi, delle famiglie di appartenenza, che aiutano a inquadrare meglio dinamiche e scelte dei protagonisti.

“Se   Libertà   non   è   il Grande    Romanzo    Americano, onestamente  non  so  cosa  possa esserlo“ ha scritto il Telegraph. Condivido questa opinione e consiglio questo libro perché Franzen con leggerezza e delicatezza ci porta nel cuore dell’America e delle relazioni umane, in un’indagine avvincente.

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