Dopo trent’anni torna sul palco della Scala l’Andrea Chénier
Dopo trent’anni oggi la stagione della lirica del Teatro alla Scala di Milano, si aprirà con l’Andrea Chénier di Umberto Giordano, che torna in scena dopo l’ultima esecuzione scaligera del 1985, sempre con la direzione di Riccardo Chailly.
L’opera è ambientata durante il periodo del Terrore della Rivoluzione Francese, e prende il nome da un poeta realmente esistito a cui è ispirata la storia d’amore che interseca la Storia del periodo con le passioni dei protagonisti
Andrea Chénier apre la stagione della Scala, il commento di Riccardo Chailly
“L’apertura della Stagione con Andrea Chénier nel centocinquantenario della nascita di Umberto Giordano – spiega il direttore musicale Riccardo Chailly – riporta alla ribalta del 7 dicembre un titolo del repertorio verista. Non accadeva dal 1963, quando Gianandrea Gavazzeni diresse Cavalleria rusticana e L’amico Fritz per il centenario di Pietro Mascagni. Eseguire oggi quest’opera nata alla Scala e imprescindibile nello sviluppo del teatro musicale italiano non significa solo onorare un anniversario ma intraprendere un percorso storico ed esecutivo per riappropriarci delle radici della nostra identità, come conferma il ritorno in Stagione anche di Francesca da Rimini di Riccardo Zandonai”.

Umberto Giordano, la vita
Del resto Giordano e Milano sono indissolubilmente legati. Infatti, dopo il successo della ‘Mala Vita’, opera scritta dopo che la casa editrice Sonzogno aveva notato il giovane compositore foggiano nel concorso da essa stessa indetto in cui si classificò sesto (vinse Mascagni con la Cavalleria Rusticana) e l’insuccesso di ‘Regina Diaz’ che venne eseguita solo due volte, nel 1894 Giordano si trasferì a Milano dove compose i suoi grandi successi come ‘Andrea Chenier’ (rappresentato alla Scala nel 1896) e ‘Fedora’. Alla Scala nel 1903 venne rappresentata Siberia. Ed è proprio a Milano che morì nel 1948.
“Noi giovani incontravamo Umberto Giordano per le vie del centro. Gli parlavamo, era gentile e affabile. Con assoluta disponibilità ci presentava a questo e a quello, aiutandoci così ad entrare nel mondo della musica”. Così lo ricordava Giampiero Tintori, allora direttore del Museo teatrale alla Scala, nel 1993 ai microfoni di Mauro Gaffuri sul Corriere della Sera del 25 aprile 1993. “Il giorno del funerale- continua Tintori- la gente invadeva piazza della Scala, corso Vittorio Emanuele, piazza Duomo e via Durini, dove abitava”. L’intervista venne rilasciata in occasione della grande mostra “Umberto Giordano a Milano” che si tenne proprio nel 1993 presso il Museo del Teatro alla Scala.
Umberto Giordano e il Lago Maggiore
Non molto lontano dalla città meneghina, sul Lago Maggiore, il compositore di origine foggiana è stato ricordato per anni con il Festival Umberto Giordano, nato in occasione del centenario della prima rappresentazione di Fedora (1898) e del cinquantenario della morte del compositore, avvenuta nel 1948. La rassegna era stata ideata come manifestazione dedicata a musicisti e compositori dei secoli Ottocento e Novecento per “poi estendere il suo interesse a tutti i generi musicali dello scorso secolo” spiegano gli organizzatori. Si è tenuto ogni anno fino al 2014 nel mese di luglio a Baveno (Verbania), luogo in cui il compositore ha trascorso lunghi periodi di vacanza e di lavoro nella sua splendida Villa Fedora. A Baveno la Sala Consiliare del Palazzo Municipale in quei giorni diventava anfiteatro di una serie di allettanti concerti mentre Villa Fedora diventa l’habitat di mostre celebrate in memoria di Umberto Giordano e di tanti altri artisti, suoi amici, che ebbero modo di “vivere” la splendida Villa. Il Maestro rimane tutt’ora uno dei compositori più rappresentati nei teatri italiani e stranieri, grazie al suo incommensurabile valore artistico.