Una mostra collettiva ma anche un augurio affinché finalmente anche il mondo dell’arte e della cultura riprendano a pieno ritmo: è l’appuntamento “Proposta d’arte per ricominciare insieme” dal 15 al 27 giugno all’Arcadia Art Gallery di Milano curata da Rosario Sprovieri e Michele Crocitto. Tra gli artisti che parteciperanno all’esposizione c’è anche Donatella Cali, pittrice che unisce all’arte figurativa la poesia, nella sua doppia veste di artista e curatrice.
Pittura e poesia: una contaminazione di arti che si sta affermando (anche alla Biennale a Venezia) ma che tu pratichi da tempi non sospetti. Qual è il tuo approccio nel coniugarli?
«La pittura e la poesia vivono in me da sempre, cito una frase di Leonardo Da Vinci ‘La pittura è una poesia che si vede e non si sente, e la poesia è una pittura che si sente e non si vede. La pittura è una poesia muta, e la poesia è una pittura cieca’. Gli artisti comunicano attraverso le loro opere, i poeti descrivono emozioni.
Sono convinta che un pittore è necessariamente anche un poeta
Donatella Cali
Sono convinta che un pittore è necessariamente anche un poeta, le mie pubblicazioni contengono nell’interno sempre la mia Arte e i miei versi, come l’ultima mia pubblicazione, il libro Enigma Trasparente (Officine Culturali Romane, 2022, con l’introduzione del prof. Massimo Pasqualone e la recensione della dott. Cinzia Baldazzi). È un libro che descrive il mio io tormentato, a volte, in apparenza enigmatico, ma in realtà trasparente».
Dopo la formazione accademica hai continuato a imparare frequentando grandi artisti dell’ambiente romano. Cosa hai imparato da loro? Ci sono uno o più maestri che hanno influito particolarmente sulla tua poetica artistica?
«Dopo l’Istituto d’Arte, sono stata allieva del maestro Biagio Cascone, artista ora scomparso. Le mie prime mostre iniziano negli anni ’90: all’epoca ero seguita dal critico e giornalista parlamentare ora scomparso Giuseppe Selvaggi. Ho avuto la fortuna di conoscere e frequentare i più grandi maestri, tra cui Ennio Calabria, lo scomparso Nunzio Bibbò, Pino Reggiani, Giampaolo Berto.
Sono innumerevoli le mostre alla quale ho partecipato, sia collettive che personali. Ma l’incontro artistico per me fondamentale è stato quello alla Fiera di Padova con il grande maestro Antonio Tanburro. La mia tecnica poetica invece si perfeziona frequentando i laboratori di poesia diretti dall’autrice Gabriella Gianfelice».
Quali sono i temi e i soggetti a cui sei più legata?
«Non ho mai un progetto quando inizio a dipingere la tela, la mia mano è guidata da una forza che forse non appartiene a questa dimensione. I soggetti sono spesso dei simboli, figure reali o irreali, gatti presenti in realtà urbane irreali, ombrelli, ci sono nelle mie ultime opere palazzi che si sciolgono. Le maschere sono quasi sempre presenti. Nell’opera che esporrò a Milano le maschere viaggiano nell’interno di un tram (altro elemento per me ricorrente)».
Nei tuoi dipinti traspare un sapiente uso della luce, quasi a sondare le sfaccettature emotive dei tuoi soggetti. Che importanza ha per la tua arte la luce?
«La luce ha per me un’importanza fondamentale, ne sono alla ricerca costante e vorrei perdermi in essa, mi nutro della luce e il mio viaggio è verso la luce».
Sei sia curatrice che artista. Com’è lavorare su entrambi i fronti?
«Ho collaborato nella direzione artistica di alcune gallerie romane, e sono attualmente nella direzione artistica della Quadrarum Art Gallery di Roma, ideatrice e curatrice di eventi artistici e letterari, e presidente dell’associazione culturale Transversum, l’essere artista mi aiuta a comprendere nel profondo gli altri artisti, a capire le loro esigenze, ad amare e a rispettare la loro arte».