Immergersi nel mondo di Monet e visitare virtualmente il Musée Marmottan Monet di Parigi restando in Italia è possibile, attraverso una mostra dedicata al più grande rappresentante dell’impressionismo. Promossa dal Comune di Milano-Cultura e prodotta da Palazzo Reale e Arthemisia, Monet – dal Musée Marmottan Monet di Parigi è curata da Marianne Mathieu ed è realizzata in collaborazione con l’omonimo museo da cui proviene l’intero corpus di opere, e l’Académie Des Beaux – Arts – Institut de France.
Sono costretto a continue trasformazioni, perché tutto cresce e rinverdisce. Insomma, a forza di trasformazioni, io seguo la natura senza poterla afferrare, e poi questo fiume che scende, risale, un giorno verde, poi giallo, oggi pomeriggio asciutto e domani sarà un torrente.
Claude Monet
Claude Monet
Claude Oscar Monet nasce a Parigi il 14 novembre 1840. All’età di cinque anni, la sua famiglia si trasferisce in Normandia e il piccolo Monet coltiva una passione per il disegno, soprattutto caricature, che a quindici anni inizia a vendere, nonostante la contrarietà del padre che lavorava nella logistica delle grandi navi e che non voleva una vita (precaria) di artista per suo figlio. Nonostante tutto, il giovane Claude decide di intraprendere la via artistica, grazie alla zia pittrice dilettante Marie-Jeanne Lecadre e all’incontro con il pittore Eugene Boudin che lo convince a lasciar perdere le caricature per i paesaggi, introducendolo inoltre alla pittura all’aria aperta inusuale per quei tempi.
Nel 1859-60 nonostante la riluttanza del padre, Monet studia arte a Parigi, con non poche difficoltà (soprattutto economiche, essendo dipendente dal padre) e nel 1860-61 è chiamato in guerra in Algeria, dove da una parte fa tesoro dei paesaggi luminosi africani per la sua arte, ma dall’altra il contrarre una forma di anemia lo farà congedare dalle armi.
Dopo la convalescenza, nel 1862 torna a Parigi dove frequenta fino al 1864 lo studio del pittore Charles Gleyre e grazie alla sua fama stringe amicizie con suoi compagni di studi, alcuni futuri impressionisti. Nonostante riesce ad esporre due quadri al Salon della capitale francese, uno dei pochi modi per farsi conoscere per gli artisti, nel 1867 è costretto a tornare a Les Havres per mancanza di fondi, problema a cui si aggiungerà il dover sostentare la sua amante Camille e il bimbo di un anno avuto dalla coppia, e un problema momentaneo alla vista che addirittura lo tenta al suicidio.
Nel 1870 Monet sposa Camille ma si trasferisce a Londra per evitare di essere chiamato alle armi per la guerra Franco-Prussiana. In questo anno londinese conosce il mercante di arte Paul Durand-Ruel, che diventa suo amico ed estimatore. Tornato in Francia si trasferisce ad Argenteuil, cittadina alle porte di Parigi, sulla Senna. Il paesaggio del posto, i battelli, l’acqua e la campagna sono fonte di ispirazione: ricca è infatti la produzione di quelli che sono i suoi quadri più solari. Manet, Sisley e Renoir vanno spesso a trovarlo.
Nel 1874 gli impressionisti tengono una mostra di gruppo nella capitale francese, presentandosi come ‘Società Anonima dei Pittori’ ma un critico d’arte li ribattezza impressionisti (sarcasticamente) per il titolo del dipinto di Monet ‘Impressione, levar del sole’. Nonostante l’accento dispregiativo, il gruppo adotta questa denominazione dalla terza delle otto mostre corali nel 1877, mostre durante le quali gli impressionisti pian piano conquistano il pubblico con i loro colori brillanti e le pennellate abbozzate.
Nel 1883, dopo la nascita del secondo figlio e la morte di Camille, si trasferisce a Giverny, a 65 km da Parigi, sul fiume Epte. Qui vive con la sua nuova compagna (e poi moglie) Alice e grazie al mercante Durand Ruel il suo successo esplode: acquista la casa di Giverny e si dedica al suo giardino, soggetto – grazie alle famose ninfee e al ponte giapponese- di molte sue opere, facendone un vero e proprio studio.
Nai primi anni del Novecento la sua vista inizia ad offuscarsi ma grazie ad un’operazione continua a dipingere, spesso viaggiando per l’Europa ma col cuore a Giverny, dove muore nel 1926.
Monet – dal Musée Marmottan Monet di Parigi: temi e sezioni
Le origini del Musée Marmottan Monet: dallo Stile Impero all’Impressionismo
La mostra rientra nel progetto museologico ed espositivo “Musei del mondo a Palazzo Reale” nato con l’intento di far conoscere le collezioni e la storia dei più importanti musei internazionali. L’obiettivo è ben presto raggiunto: il percorso espositivo si apre con un corridoio multimediale che vede il visitatore immergersi man mano nelle atmosfere impressioniste attraverso la proiezione di alcune sue opere sulle pareti e sul pavimento, riflesse anche grazie a degli specchi.
Subito dopo si apre la prima sala, dedicata proprio al museo parigino, con arredi stile impero e dipinti neoclassici che ci fa meglio comprendere il contesto architettonico dell’esposizione, proprio come se ci trovassimo a Parigi. Qui sono presenti anche due quadri non di Monet ma che in qualche modo sono collegati con l’artista: il ritratto di Robert Levre e un paesaggio di Jean-Victor Bertin. Il giornalista Louis Leroy stroncando la prima mostra di Monet degli impressionisti sul quotidiano satirico “Le Charivari” scrisse di un allievo di Bertin sul punto di soffocare alla vista delle opere di Pissarro o Degas, che riceveva il colpo di grazia di fronte a Impressione, levar del sole (1872). Peccato che Bertin non sarà apprezzato al pari degli impressionisti e il distacco tra i quadri e il Ritratto di Michel di Monet dimostra la dirompenza della novità impressionista.
La pittura en plein air
La seconda sezione della mostra è dedicata alla pittura all’aria aperta, conosciuta da Monet grazie a Johan Barthold Jongkind (1819-1891) e da Eugène Boudin (1824-1898). Questa nuova pratica è stata possibile nel corso dell’Ottocento grazie allo sviluppo di trasporti più rapidi, come la ferrovia, e la disponibilità del colore in tubetti, che rendevano più facile portare con sé l’attrezzatura per dipingere in trasferta e catturare l’immediatezza della realtà. Aspetto non secondario è lo sviluppo anche di una gamma di colori più ampia dovuto alla pittura realizzata con la luce solare. Monet viaggiò molto e dipinse vari paesaggi o scene familiari come il ritratto della moglie Camille (1870) o di Poly, suo aiutante ritratto nel 1886.
La luce impressionista
Gli impressionisti, Monet incluso, stravolgono regole e gerarchie della pittura, con un’indagine – grazie alla pittura en plein air- sul soggetto e sulla sua trasfigurazione dalla luce. Monet stesso durante la sua vita si concentra sulla variazione di luce e le impressioni cromatiche sul soggetto: per far ciò deve lavorare in fretta, con pennellate rapide che catturino la luminosità sempre mutevole. Da qui la terza sezione della mostra ci propone opere che raffigurano la costa normanna con i suoi magnifici tramonti, oppure la regione della Creuse, scoperta durante un soggiorno nel 1889, che offrono all’artista la possibilità di ritrarre l’intensità luminosa in un ambiente naturale ancora selvaggio.
Da Londra al giardino: nuove prospettive
Il periodo londinese per Monet apre una fase di sperimentazione: in questa sezione l’esibizione ci mostra lo studio dell’artista sui fumi e sulle foschie delle fabbriche e del Tamigi concentrandosi su come la luce mutevole incontra l’acqua. Una fase di ricerca che emerge chiaramente con il ritorno a Giverny: “Con le Ninfee del 1904 e 1907, Monet concentra tutta la composizione su un particolare del suo giardino d’acqua: l’inquadratura è audace, la linea dell’orizzonte, ancora presente nei suoi paesaggi londinesi, qui manca del tutto. Rimangono soltanto i riflessi della vegetazione che cresce intorno lo stagno e le ninfee isolate, appena abbozzate. In queste opere Monet adotta un punto di vista completamente nuovo, aprendosi a un diverso rapporto con lo spazio e andando oltre l’impressionismo”.
Le grandi decorazioni
Il giardino d’acqua di Giverny è il soggetto di centoventicinque pannelli di grandi dimensioni che Monet dipinge dal 1914 fino alla sua morte nel 1926. Una selezione di queste opere – le Ninfee dell’Orangerie – sono state donate allo Stato francese. Attraverso un primo piano -monumentale- sui dettagli delle ninfee e delle fronde dei salici o di altri elementi che si riflettono nello stagno, spesso confondendo il sopra e il sotto, lo spettatore è rapito dal dettaglio che lo porta a riflettere contemplare l’elemento naturale.
Monet e l’astrazione
La malattia di cataratta di Monet del 1908 si riflette anche nella sua pittura, soprattutto nei cicli del Viale delle rose, del Ponte giapponese e del Salice piangente, con toni legati al marrone, al giallo e al rosso e a forme che si fanno sempre più sfumate fino ad arrivare al mero schizzo. Una pittura gestuale che ispirerà molti pittori astratti della seconda metà del Novecento.
Le rose
Ultima tappa del percorso espositivo è dedicata ai fiori, che hanno accompagnato tutta la vita di Monet, sia nella sfera privata che in quella lavorativa. Nel suo giardino di Giverny l’artista coltiva, artisticamente e botanicamente parlando, i fiori e in particolare e Le rose, dipinte nel 1926 all’età di 85 anni (lo stesso anno della sua morte), ne sono l’ultima celebrazione. Delicatezza, fragilità e caducità sono le idee che Monet trasmette in questa ultima opera, con un segno incompiuto.
Considerazioni personali
Personalmente ho apprezzato molto questa mostra a Palazzo Reale, e non solo perché il protagonista, Monet, è un pezzo da novanta della storia dell’arte e mi piacciono molto gli impressionisti. La mostra merita di essere visitata anche per approfondire tematiche legate alla percezione e alla raffigurazione. Molto interessanti, infatti, sono i punti interattivi (e squisitamente analogici) che permettono al visitatore della mostra di riflettere sulla palette di colori dell’artista, sulla ricaduta dei suoi problemi di vista sulla pittura ma anche su regole della percezione in maniera non puramente nozionistica ma anzi ludica.
Le sezioni della mostra consentono di affrontare i temi più importanti della poetica pittorica di Monet, il suo percorso artistico e le sue vicende personali, con la seduzione ipnotica dei suoi capolavori e un viaggio onirico che solo i grandi artisti possono regalare.
Monet. Dal Musée Marmottan Monet, Parigi
Palazzo Reale – Piazza Duomo, 12 Milano, 18 settembre – 30 gennaio 2022
Una Mostra Palazzo Reale – Comune di Milano – Arthemisia
In collaborazione con Musée Marmottan Monet, Parigi e Académie Des Beaux – Arts – Institut de France
Mostra a cura di Marianne Mathieu
Orari apertura
Lunedì chiuso – Martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica 10.00 -19.30 – Giovedì 10.00 – 22.30
(La biglietteria chiude un’ora prima)
per informazioni e biglietti visitare il sito della mostra
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