“Un vulcano geniale, bugiardo, bello, asociale, generoso, infedele, elegante, frenetico, vorace, affabulatore, insaziabile, incosciente, pazzo scatenato che voleva tutto…”
Con queste parole Giorgio Marconi nel 2004 descrive Mario Schifano. Parole che cercano di racchiudere uno dei protagonisti dell’arte italiana del Novecento, di cui ancora oggi se ne apprezza il segno.
Mario Schifano, un’intensa vita artistica
Mario Schifano nasce nel 1934 nella Libia italiana, dove lavora il padre. Quest’ultimo dopo la guerra torna in Italia per lavorare come archeologo e restauratore a Villa Giulia, a Roma. Schifano ne segue le orme e ha modo così di avvicinarsi all’arte, scegliendo il filone dell’arte informale. La sua prima mostra personale risale al 1959 presso la Galleria Appia Antica di Roma.
Nello stesso periodo aderisce al Movimento artistico Scuola di Piazza del Popolo con Francesco Lo Savio, Mimmo Rotella, Giuseppe Uncini, Giosetta Fioroni, Tano Festa e Franco Angeli.
Nei primi anni Sessanta va negli Stati Uniti per un primo viaggio, dove frequenta Andy Warhol, Jasper Johns, Mark Rothko e inizia le sue opere pop della serie Propaganda. Questi lavori ricordano brand pubblicitari (come Coca Cola ed Esso), oltre che segnali stradali, numeri e lettere. Espone quindi a Venezia, Roma, Parigi, New York con quadri con una o due tinte al massimo.
Successivamente, negli anni Sessanta, nei suoi quadri iniziano ad apparire strade, particolari, alberi. È il periodo in cui entra in contatto con Giorgio Marconi, con cui dal 1963 stabilisce i primi accordi di collaborazione, che diventeranno esclusivi nell’anno successivo. Marconi lo definisce “un vulcano geniale” e lo considera uno dei più importanti pittori italiani del suo tempo. Con Marconi, Schifano partecipa a personali e collettive internazionali negli States a New York e Pittsburgh a San Paolo del Brasile e
a Tokyo fino al 1970.
Dopo l’impegno civile negli anni del ’68 e della contestazione, dal 1970, inizia la sua sperimentazione di riporto di immagini televisive sulla tela emulsionata, con interventi cromatici con smalti industriali.
In quegli anni è protagonista di mostre personali: in particolare nel 1972 della X Quadriennale romana. Successivamente espone a “Contemporanea”, rassegna curata da Achille Bonito Oliva nel parcheggio di Villa Borghese. All’Università di Parma nel 1974 si svolge una vasta antologica con un centinaio di opere che ricostruiscono la carriera artistica di Mario Schifano.
In questi anni torna a rivisitare la storia dell’arte con opere ispirate ai capolavori delle avanguardie storiche e realizza nuovi cicli, tra cui Quadri equestri, Architettura, Naturale sconosciuto, Reperti.
Negli anni ’80 e ’90 oltre a organizzare numerose personali in Italia e all’estero partecipa a diverse edizioni della Biennale di Venezia ed è inserito nelle principali rassegne dedicate all’arte contemporanea italiana, in Italia e nel Mondo.
Al principio fu Vero amore
Il sottotitolo dell’esposizione è un chiaro riferimento alla mostra tenutasi nel 1965. L’intero percorso, infatti, ha come obiettivo ripercorrere le mostre di Schifano che si sono tenute a Milano alla Galleria Marconi dal 1965 al 1970, dando la possibilità a chi c’era di riviverle e a chi non c’era di scoprirle.

La prima mostra, come si è detto, è Vero Amore, dove il soggetto è un albero ricco di fronde, forte e rigoglioso, replicato diverse volte in versioni eterogenee. Il tutto giocato attraverso il contrasto tra figura e sfondo.
Dall’Inventario con anima e senza anima a Tuttestelle
Altre due mostre di successo degli anni Sessanta vengono rievocate nel percorso della mostra. La prima è Inventario con anima e senza anima (1966) – in cui Mario Schifano inserisce il ciclo Futurismo rivisitato, ispirandosi alla nota fotografia del gruppo futurista eseguita nel 1912 a Parigi. Segue Tuttestelle (1967) che neanche a dirlo vede protagoniste stelle dipinte a spruzzo, forme che riportano l’artista ai ricordi dolci dell’infanzia. Qui Schifano inizia a lavorare con calotte di perspex trasparente o colorato per giungere a inediti effetti di velatura





L’attualità politica di Compagni, compagni
La linea del tempo (e della mostra) continua virando all’attualità politica, con Compagni, compagni (1968) in cui le fotografie di studenti e operai cinesi, con tanto di falce e martello, diventano figure mediatiche.


A chiudere in bellezza l’itinerario artistico sono i famosissimi Paesaggi TV (1970). Qui immagini tratte da televisiori vengono estrapolate dal contesto, rimaneggiate con colore all’anilina (cioè concentrato in polvere e sciolti in acqua) o al nitro, fissate su carta, pellicola o tela emulsionata.


“Se, da un lato, l’obiettivo della mostra è rendere un dovuto omaggio all’artista – spiegano gli organizzatori- dall’altro, si vuol celebrare la sua collaborazione con la storica galleria milanese che aveva da poco iniziato la sua attività. ”
Omaggio a Schifano, le info utili per la mostra
OMAGGIO A MARIO SCHIFANO
Al principio fu Vero amore
30 novembre 2018 – 16 febbraio 2019
Fondazione Marconi, Via Tadino 15, 20124 Milano
martedì – sabato, 10-13 / 15-19
ingresso gratuito
Per approfondire: www.fondazionemarconi.org/