ISBN: 9788893445306
Edito da La Nave di Teseo Editore spa il 4 aprile 2018
Genere: Musica, Autobiografico
Pagine: 348
Un racconto in prima persona, dalla pace di una vita tranquilla all’inferno della guerra civile. È quello raccontato da “Il pianista di Yarmouk” il libro autobiografico di Aeham Ahmad edito da La Nave di Teseo. Yarmouk, che proprio in questi giorni è stata ufficialmente liberata dall’Isis, è il quartiere palestinese di Damasco. Qui Aeham , figlio di un palestinese cieco, nasce e cresce. Grazie al padre, a sua volta musicista, anche lui intraprende la via della musica e nel volume Aeham parla delle mille difficoltà, economiche e logistiche, con cui la sua famiglia gli ha permesso di studiare. Non mancano aneddoti divertenti ma anche storie di vita quotidiana da cui emergono usi e costumi della tradizione araba e palestinese.
Aeham diventa adulto in un clima di tranquillità e di prosperità: apre con suo padre un negozio di strumenti musicali, e grazie agli studi, impartisce lezioni private di musica.
Aeham diventa adulto in un clima di tranquillità e di prosperità: apre con suo padre un negozio di strumenti musicali, e grazie agli studi, impartisce lezioni private di musica. Ma la guerra civile siriana irrompe nelle loro esistenze e il loro quartiere Yarmouk viene conquistato dai ribelli.
Ma la guerra civile siriana irrompe nelle loro esistenze e il loro quartiere Yarmouk viene conquistato dai ribelli. Quasi come nell’omonimo romanzo di Elsa Morante, anche qui la Storia arriva e scombussola la vita degli ignari e incolpevoli civili, portando con sé fame e miseria. Ahmad non si dà per vinto: nonostante le immense difficoltà della sua situazione famigliare ed economica decide di affrontare la realtà con l’unica arma rimasta a sua disposizione, la musica.
E così, che raccogliendo testi suoi e dei suoi concittadini inizia a cantare la disperazione di un popolo ridotto alla fame: dai canti di lamento per la lontana terra natia, la Palestina, alla protesta per una guerra mai voluta. Nel 2014 il “pianista delle macerie” viene immortalato da un fotografo intento a raccontare l’assedio di Yarmouk e la foto diventa subito virale sul web e sui social network a livello mondiale, Aeham diventa simbolo di una popolazione stremata ma al tempo stesso che cerca di “cantare” la sua presenza, per evitare di essere completamente dimenticata. E nella sua lotta di denuncia e di sopravvivenza, è accompagnato prima da un coro di adulti e poi da un coro di bambini. Ma il conflitto si fa sempre più aspro e nel 2015, con l’arrivo dei mercenari dello Stato islamico Ahmad è costretto a fuggire verso l’Europa. grazie all’aiuto di una benefattrice tedesca, rischiando di essere arrestato o di annegare nelle acque dell’Egeo.
Il libro, di facile e scorrevole lettura, è un diario in presa diretta della vita di Aeham,della la miseria e della disperazione dei suoi parenti e dei suoi conterranei. La premessa legata alla sua infanzia è propedeutica al racconto di come un quartiere tutto sommato tranquillo sia diventato una prigione a cielo aperto, senza vie di fuga. Alla fine del libro, Aeham sembra di averlo conosciuto di persona, con la sua storia, le sue paure e i suoi sogni, tutti raccontati con uno stile colloquiale, non asettico, ma neanche eccessivamente drammatico.
Alla fine del libro, Aeham sembra di averlo conosciuto di persona, con la sua storia, le sue paure e i suoi sogni, tutti raccontati con uno stile colloquiale, non asettico, ma neanche eccessivamente drammatico.
Egli stesso, durante la presentazione del libro alla Scuola Civica di Musica Abbado di Milano aveva espresso il desiderio di non essere strumentalizzato, soprattutto perché durante il conflitto ha voluto mantenere la sua indipendenza dai ribelli, dalle forze di Assad e dall’ISIS.
“Non voglio essere strumentalizzato a fini politici- aveva dichiarato- troppo spesso i politici ragionano in base al loro tornaconto e cambiano casacca. Pensate alla Germania, dove la stagione dell’accoglienza è durata pochissimo: sul piano elettorale costa troppo consenso. La differenza la facciamo noi, singole anime: solo noi possiamo cambiare le cose. Per questo il mio obiettivo è sensibilizzare le coscienze su una guerra che purtroppo non ha ancora fine e molta gente è in pericolo, sotto le bombe, o rinchiusa nelle carceri”.
Aeham Ahmad
Aeham Ahmad, nato nel 1988 a Damasco, appartiene alla minoranza palestinese in Siria e ha vissuto nel campo rifugiati di Yarmouk con la sua famiglia. Ha iniziato a studiare il piano a 5 anni e ha continuato gli studi a Damasco e a Homs. Nel 2015 ha dovuto lasciare il suo paese e si è trasferito in Germania. Oggi vive a Wiesbaden e tiene numerosi concerti nel mondo. Nel dicembre 2015 ha ricevuto l’International Beethoven Prize for Human Rights.