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ISBN: 9788838942570
Edito da Sellerio Editore srl il 25 August 2021
Genere: Narrativa
Pagine: 252
Formati: Copertina rigida, eBook
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«Fallo», disse la vecchia volpe con un sospiro. «Canta solo di un animale, e dei suoi stupidi intenti».
Questo è il passaggio che da il titolo a I miei stupidi intenti di Bernardo Zannoni, dove come ben si intuisce, i protagonisti sono animali.
L’autore
Bernardo Zannoni, nato nel 1995, vive a Sarzana. Il suo debutto letterario, “I miei stupidi intenti” (Sellerio, 2021), ha ricevuto il Premio Campiello nel 2022. Lo stesso anno, l’opera ha guadagnato riconoscimenti come il Bagutta Opera Prima, Salerno Letteratura, Moncalieri e il Premio Severino Cesari. Attualmente, sta per essere pubblicato in più di dieci nazioni.
I miei stupidi intenti, la trama
I miei stupidi intenti è una favola moderna ambientata in un bosco. Una faina maschio muore uccisa da un uomo che la sorprende nei suoi terreni lasciando la femmina sola ad accudire i suoi cinque figli che rischiano di morire di fame. Tra di loro c’è Archy, protagonista dell’intero romanzo. Dopo i primi tempi legati alla sua prima giovinezza, caratterizzati dalla scoperta di sé e dal rapporto incestuoso con sua sorella Louise (ricordiamoci che sono animali), la faina cade da un albero in una delle sue prime battute di caccia per trovare del cibo e rimane zoppa.
Sua madre decide quindi di cedere dietro il pagamento di ben 3 galline suo figlio all’usuraio Solomon, vecchia volpe di nome e di fatto, che lo prende come suo assistente. L’usuraio vive con il suo cane Gioele e conduce una vita agiata grazie ai prodotti dell’orto e agli animali che vende agli altri abitanti del bosco, con una tolleranza zero per i debitori.
Tra Solomon e Archy il rapporto non parte benissimo: l’usuraio ha una pessima considerazione di lui e la faina ovviamente vorrebbe ritornare a casa. Un giorno riesce ad allontanarsi dalla casa dell’usuraio e scopre che la sua famiglia non è più lì. Sua madre dopo la sua partenza ha accolto un altro maschio sotto il suo stesso tetto ma quest’ultimo ha finito per abusare di Louise, sua figlia, che rimane incinta. Cara, sorella di Archy rimasta nei paraggi, che ha finto di essere ceca per sopravvivere alla famiglia, gli rivela tutto mostrandogli il punto dov’è sepolta la sorella amata.
Lo sconforto e la disillusione portano Archy a voltare pagina, dando il massimo per Solomon, che gli insegna a leggere e a scrivere e soprattutto gli fa conoscere la Parola di Dio.
«La morte è la prima volontà di Dio», disse con voce spezzata. «E gli altri non c’entrano nulla, perché tocca a ciascuno di noi».
Il tempo passa e Solomon diventa sempre più vecchio: impone ad Archy di scrivere la sua biografia, riveduta e corretta in chiave celebrativa, dipingendo la vecchia volpe come un animale che ha agito in nome di Dio, omettendo tutte le malefatte. Solomon muore e la gestione della fattoria passa ad Archy a cui spetta il compito di preservare i tesori della vecchia volpe, spesso oggetti umani che custodiva con grande gelosia.
Grazie all’aiuto di Gioele riesce a ottenere la mano della faina Ania, con cui ha tre figli. Ma le cose alla fattoria si mettono male: grazie anche alle continue depredazioni (sparsasi la voce che Salomon e morto e Gioele è andato via per cercare la sua famiglia originaria) ben presto la famiglia si ritrova a patire la fame. Ania abbandona Archy dopo che una notte, preso dalla fame e dall’istinto, cerca di uccidere uno dei suoi figli (anche qui ricordiamoci che si tratta di un animale).
Non parlai mai di Dio, né della morte; decisi di salvare la sua vita dai grandi dilemmi che mi avevano afflitto, di lasciargli un’esistenza da animale. Dio sarebbe stato più contento, perché nella sua ignoranza già faceva quello per cui era stato creato.
Se la storia riassunta così può sembrare una semplice favola moderna, I miei stupidi intenti sotto la sua trama lineare si rivela un romanzo profondo, crudele, che usa gli animali per raccontare le caratteristiche umane. Infatti, questi da un lato rimangono tali con i loro istinti (incestuosi o figlicidi) ma al tempo stesso sono antropomorfizzati, usano la scrittura, gestiscono la fattoria e Salomon anche la sua attività. Grazie alla scrittura Archy e Salomon rispetto ad altri animali conoscono l’esistenza di Dio, il senso della morte e del tempo. Riconoscono l’intelligenza e le invenzioni dell’uomo (caso emblematico è quello dell’orologio, di cui gli altri animali non sanno che farsene) ma anche la superiorità di Dio rispetto a esso.
I miei stupidi intenti, i personaggi
Protagonista indiscusso è Archy. Nel racconto assistiamo alla crescita personale dell’animale, dall’infanzia spensierata alla fatica del lavoro, alla sua sete di conoscenza che lo porta a imparare da Salomon la lettura e la scrittura, e di conseguenza un nuovo modo di pensare. Riesce con il tempo a compensare con la sua astuzia le sue mancanze fisiche, come quando riesce ad ottenere la mano di Ania dalla sua famiglia.
Salomon è una vecchia volpe dedita completamente agli affari, in un primo momento cinica e senza pietà nei confronti della faina. Sotto la ‘scorza dura’ riconosce l’intelligenza di Archy e gli insegna a leggere, a scrivere e a gestire la fattoria.
Imparai ad apprezzare la solitudine e trovai la pace con Dio. Mi fu chiaro che il mondo non odia nessuno, e se è crudele, è perché noi siamo crudeli. Dio non aveva commesso altro errore se non quello di averci voluto partecipi, uomini e animali insieme.
Il romanzo, scritto in prima persona, ha un linguaggio semplice che ne rende la lettura scorrevole e coinvolgente dalla prima all’ultima pagina. Una favola crudele, intensa ma che vi emozionerà.
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