C’è chi nasce con una vocazione e chi la scopre strada facendo, scavando dentro di sé, sperimentando, lasciandosi attraversare dalle storie e dai personaggi. Elisa Forte appartiene alla seconda categoria: attrice versatile, capace di passare dai ruoli intensi del cinema drammatico alla leggerezza delle fiabe teatrali. La sua è una carriera costruita con studio e passione, dal teatro indipendente ai primi passi nel doppiaggio, fino all’esordio televisivo in “Incantesimo” e al recente ruolo nel film “Casa Occupata”.
Oggi il suo nome è legato a una doppia anima artistica: da un lato, il teatro per famiglie e bambini, dove veste i panni di principesse ed eroine fiabesche; dall’altro, il cinema e la televisione, dove dà vita a personaggi complessi, come la donna combattiva che interpreterà nella serie “La Casa Turca”.
La incontriamo in un momento di grande fermento creativo, tra spettacoli imminenti, set televisivi e un viaggio professionale a Dubai. Parliamo con lei di emozioni, metodo attoriale e sogni, scoprendo un’artista che vive il suo mestiere con un’intensità rara e una determinazione senza compromessi.
Hai iniziato con il teatro indipendente e poi hai frequentato scuole di recitazione importanti. Quando hai capito che la recitazione sarebbe stata la tua strada?
«Probabilmente mentre studiavo. All’inizio era un gioco bellissimo, molto divertente, poi ho capito che l’attore non si diverte in scena, semmai si diverte dopo. In scena si vive sempre un conflitto, anche nei ruoli comici. Studiando a Fondamenta, poi approfondendo il doppiaggio e i metodi attoriali, mi sono resa conto di quanto fosse affascinante. È quasi terapeutico, perché scavi dentro di te, conosci nuove sfaccettature di te stessa attraverso i personaggi».
Hai debuttato in televisione con “Incantesimo”. Come ricordi quell’esperienza e cosa ti ha lasciato?
«È stato magico, perché era il mio primo lavoro. Le mie scene erano ambientate in un hotel, quindi il mio camerino era una stanza d’albergo. È stata un’esperienza importante perché mi ha fatto vedere il dietro le quinte della televisione. Certo, tra fiction e cinema c’è una differenza, ma più per il pubblico che guarda, piuttosto che per l’attore che recita».
Hai lavorato sia nel cinema che nel teatro. Dove ti senti più a casa?
«Sono due mondi diversi. Forse il teatro mi fa sentire più a casa, perché c’è una continuità: fai più repliche, conosci il palco, hai il tuo camerino fisso, il teatro diventa un po’ il tuo rifugio. In più, senti l’energia del pubblico, che ti restituisce emozioni in tempo reale. Il cinema, invece, è più intimo: sei sul set, vivi la scena senza pensare a chi la guarderà, ed è un’esperienza completamente diversa».
Nel film “Casa Occupata” hai affrontato un ruolo drammatico. Come ti sei preparata?
«Ho usato il metodo Chubbuck, che si basa sulla creazione di obiettivi di scena e sul lavoro emotivo dell’attore. Si scava dentro esperienze personali, conflitti, ferite passate. Creiamo connessioni emotive velocemente: quello che nella vita accade in mesi o anni, in scena lo costruiamo in pochi minuti. È una sorta di ingegneria emozionale.»
Alterni ruoli drammatici e fiabeschi. Quale genere ti rappresenta di più?
«Forse la fiaba. Il drammatico è molto coinvolgente, richiede una preparazione più intensa perché devi attingere a emozioni profonde. Ma interpretare personaggi fiabeschi è più leggero, più divertente, anche se il lavoro dell’attore è sempre complesso.»
Sei stata in scena con “I Fagioli Magici”
«È la classica favola di “Jack e i fagioli magici”, con la pianta che cresce fino al castello dell’orco. Io ho interpretato una principessa rapita e trasformata in arpa. Ovviamente, come in tutte le fiabe, c’è un lieto fine!»
Sarai anche nella serie “La Casa Turca”. Che ruolo interpreti?
«Interpreto una prostituta negli anni ‘50, il cui bordello viene chiuso. Il mio personaggio cerca di evitare la chiusura attraverso un amore del passato, un uomo che nel frattempo è entrato in politica. È una storia che riflette i cambiamenti sociali dell’epoca».
Hai interpretato molti ruoli diversi. C’è un personaggio che sogni di interpretare?
«Forse una strega cattiva! Nelle fiabe interpreto sempre la principessa o la protagonista buona, mai la cattiva. Sarebbe una sfida interessante, soprattutto per esplorare il lato oscuro dei personaggi».
Dove ti vedi tra cinque anni?
«Mi piacerebbe fare cinema internazionale, magari interpretare il ruolo della straniera in un film all’estero. Vorrei lavorare anche fuori dall’Italia, magari a Los Angeles, migliorando il mio inglese».