ISBN: 9789791280051
Edito da La Torre dei Venti il 9 November 2022
Genere: Narrativa, Romanzo di Formazione
Pagine: 220
Formati: Copertina rigida
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Goodreads
Mi ha detto che in questo paese (il mio) c’era qualcosa che faceva sembrare le cose statiche, immobili come in un quadro del trecento, quasi senza prospettiva. Mentre me lo diceva mi veniva in mente Vincenzo Cardarelli, che aveva scritto più o meno la stessa cosa: “qui tutto è fermo”.
Matteo Edoardo Paoloni è nato a Tarquinia nel 1986, vive e lavora a Madrid. Ad oggi ha pubblicato: “Il Fornicaio” (Letteratura Alternativa Edizioni, 2020), “Effetto Fata Morgana” (Letteratura Alternativa Edizioni, 2021) insieme al Collettivo Incidente Contemporaneo, “Reclusione” (Letteratura Alternativa Edizioni, 2021). “Qui tutto è fermo” è il suo primo romanzo.
«E la sua voce? Com’era?»
«Profonda. Credo. Non ne sono sicura.» «Non te la ricordi più?»
«Certo che me la ricordo. Ma miei ricordi sono affidabili.»
«C’entra qualcosa la malattia?»
«In un certo senso.»
«Perché in un certo senso?»
«Perché è un’altra malattia, questa.»
«…»
«Non guardarmi In quel modo, Guido.»
«Che malattia è?»
«Quella del tempo che passa.»
Qui tutto è fermo, la trama
Qui tutto è fermo parla di Guido, un giovane adulto che vive a Madrid. Impegnato con Guadalupe, Guido lavora in una grande azienda e ama godersi la vita culturale madrilena. La sua vita viene messa a soqquadro dalla telefonata di sua madre Nicoletta che gli comunica di avere un cancro. Il trentacinquenne decide di tornare al suo paese natìo, Tarquinia, per starle vicino. Un viaggio che lo riporta indietro nel tempo, tra vecchi ricordi e ferite non del tutto rimarginate. Momenti in cui i conti rimasti in sospeso, uno fra tutti la morte del padre, tornano prepotentemente nella sua vita.
«Secondo te perché le relazioni tra le persone ci mettono così tanta paura?»
«Perché siamo una specie che usa la testa e non lo stomaco.»
«Ragionare con lo stomaco. È così che si dice, giusto?»
«È una metafora.»
«Be’, a me piacciono le metafore.»
«Anche a me piacciono. Ma non farti fregare, rimangono solo costruzioni linguistiche che utilizziamo per descrivere disperatamente cose che in realtà son indescrivibili.»
«È ciò che facciamo, mamma. Creare un linguaggio, dare un nome alle cose.»
I temi
In Qui tutto è fermo Paoloni affronta le dinamiche e le relazioni familiari, e il rapporto di Guido con il suo trascorso. La notizia del cancro di Nicoletta porta alla ribalta diversi interrogativi nella vita dell’uomo, toccando strappi mai veramente ricuciti con il suo passato: la morte di suo padre, in tenera età, la nuova famiglia con la sorella Chiara, nata dalla nuova unione di sua madre con Nanni, ma anche l’amicizia di Guido con Alberto, scomparso tragicamente. Un doppio lutto che porta il protagonista a toccare nervi scoperti, che pensava di aver archiviato (ma mai affrontato) tra le luci di Madrid. Il viaggio a Tarquinia diventa quindi un processo di crescita che partendo dalle questioni irrisolte porterà il trentacinquenne verso nuove consapevolezze.
D’accordo, il silenzio è un messaggio. Ci stiamo lanciando un messaggio. Il testo di questo messaggio è: siamo una famiglia danneggiata, un esperimento fallito!
Mia madre ha un modo tutto suo di affrontarlo. Continua a mangiare a piccoli morsi, sposta il cibo nel piatto con la forchetta, ogni tanto alza lo sguardo e mi contempla sorridendo, chiedendomi scusa con gli occhi, poi fa lo stesso con Chiara, le sorride e le chiede scusa con gli occhi.
Note di stile
Una narrazione lenta, meditativa, che viene dinamizzata dal ricorso a correnti flashback: Qui tutto è fermo è un viaggio nelle pieghe dell’esistenza di Guido che non si riflette in particolari scossoni nella trama. Se quindi la narrazione del presente è scossa solo dagli spigoli caratteriali e dagli strappi dei singoli protagonisti, è nelle retrospezioni e nei sogni del protagonista che si registra un climax addolcito dal distacco temporale, dando una spinta alla narrazione che altrimenti sarebbe troppo lenta.
La letteratura per me è sempre stata un mistero. Un sistema di codici complesso, affascinante, come sosteneva Pessoa, la confessione che la vita non basta. E d’altronde, da quando ho letto il mio primo libro (troppo tardi), si generata in me la convinzione che bisogna andare oltre l’esperienza, che i fatti succedono per essere processati e trasformati in linguaggio, e che chi è in grado di plasmare tale trasformazione ha in mano un grande potere, quello della libertà di raccontare. Nel frattempo, però, ho sempre avuto ‘impressione che c’è anche dell’altro, che chi si lancia In questo estenuante esercizio di codificazione deve essere un po’ pazzo, alienato, semplicemente insoddisfatto dalla Vita.