La fotografia come linguaggio universale che consente di raccontare il vissuto dei richiedenti asilo. E’ questo il senso della mostra “Ri-scatti”, che come suggerisce il titolo, vuole favorire il processo di integrazione e di presa di coscienza della realtà dei migranti attraverso l’arte della fotografia. La mostra, visitabile fino all’11 maggio a Cisternino di Città (Livorno) è organizzata dal CeSDI – Centro Servizi Donne Immigrate in collaborazione con OSIM, e finanziata dal Cesvot regionale.
“Negli ultimi anni protagonisti della cronaca per i flussi di migranti che dall’Africa del Nord raggiungono copiosi le coste del sud Italia, i giovani richiedenti asilo hanno affrontato viaggi irti di insidie e violenza, lasciandosi dietro patria e affetti. – spiegano gli organizzatori- Partiti dal Senegal, dal Gambia, dalla Guinea o dalla Nigeria, hanno attraversato confini statali e distese desertiche prima di sfidare, molti per la prima volta, il temutissimo mare aperto. Mesi di viaggio e ferite visibili ed invisibili li hanno condotti fino a qui.
Una nuova lingua, un nuovo clima, un nuovo paesaggio urbano, nuove regole sociali da decriptare, tanti interrogativi sul proprio futuro e sul proprio passato. Una nuova vita da sognare, impostare, ridisegnare.”
Il CeSDI è impegnato in prima linea nell’inserimento nella società italiana e livornese dei migranti, dando donare loro strumenti utili a realizzare il loro progetto e, parallelamente, opera per sensibilizzare gli autoctoni ed educare i giovani all’incontro con l’altro, che dev’essere instancabile e costante.
“Solo attraverso un’educazione alla cittadinanza condivisa, infatti, e solo grazie alla grammatica dell’incontro e dell’empatia si otterranno risultati effettivi e potremo godere dei frutti di una società, inclusiva, fondata su una nuova convergenza di valori che non sradica l’italianità, ma le conferisce nuovi apporti.
I ragazzi autori delle foto, sono tutti protagonisti di storie positive, di riscatto per l’appunto. C’è chi svolge un tirocinio, chi frequenta un corso regionale di qualifica, chi è stato selezionato per il servizio civile nazionale, chi prosegue gli studi con profitto e chi fa da interprete in tribunale.
I ragazzi autori delle foto, sono tutti protagonisti di storie positive, di riscatto per l’appunto.
Le loro foto sono un omaggio all’accoglienza ricevuta e alla loro personale caparbietà. Sono state anche l’occasione di uscire dalla “comfort zone” personale, esprimendo attraverso gli scatti emozioni e punti di vista che solitamente tengono gelosamente per sé”.
Gian Luca Palazzolo, chi è il fotografo che ha seguito i migranti
I migranti sono stati seguiti dal fotografo Gian Luca Palazzolo, tra i fondatori del Gruppo Fotografico Binario7, con cui ha modo di concretizzare e incanalare verso una forma di arte propositiva la passione, nata alla fine del liceo e in costante crescita, per la fotografia. La prima mostra del Binario7, “Hidden Track”, riscuote un notevole successo, e viene seguita da numerose altre mostre e collaborazioni, come “Non c’è Tempo”, “Granfalloon”, “pa|’ro|la”, “D’arteFATTI”, “Dettaglio_”, “Futuri Immaginabili”, “OscuraMente”, e il video, realizzato in stop motion, della canzone “Germs”, del gruppo Lip Colour Revolution. Da solo realizza la mostra “Sulla musica”, “Libicocco”, “Libecciate”, e partecipa a numerosi concorsi che lo portano ad esporre a Roma, Parma (selezionato al concorso FOTO2), Milano (finalista del concorso internazionale BlindDonkey nella sezione fotografia), Cordoba (tra i dodici vincitori del concorso internazionale “Fuende de vida”), e New York (partecipante all’evento Art Takes Times Square). Affronta la
fotografia da autodidatta, attraverso la costante pratica e il confronto, e scatta sia in analogico che in digitale, affiancando questa ad attività di disegnatore (realizzando anche manifesti di spettacoli teatrali) e di scrittore. Tra i suoi soggetti preferiti vi è la fotografia di scena, soprattutto in teatro. Ha comunque sempre concepito la fotografia, così come ogni altra forma d’arte, come “un gioco affascinante, con regole da seguire o scavalcare”.
Gian Luca Palazzolo ha sempre concepito la fotografia, così come ogni altra forma d’arte, come “un gioco affascinante, con regole da seguire o scavalcare”.
In occasione del Cagnano Living Festival 2012 presenta due mostre che, in modo completamente diverso, affrontano due tra i suoi modi preferiti di affrontare la fotografia.
“Un ringraziamento – concludono gli organizzatori- va dunque ai nostri giovani richiedenti asilo, che ci insegnano nuovi modi di guardare il mondo, al Cesvot che ha supportato l’iniziativa, alla Cooperativa CeSDI che opera l’accoglienza, all’OSIM sempre aperto al confronto culturale sui temi delle migrazioni internazionali, al fotografo Gian Luca Palazzolo che ha seguito i giovani iniziandoli all’arte fotografica, ad Arianna Obinu che ha ideato e curato il progetto.”
Per maggiori informazioni visitare il sito del CeSDI